Nel senso comune la frase buchi neri di luce sarebbe un ottimo esempio di ossimoro. Infatti i buchi neri si formano in seguito al collasso di stelle oltre un certo numero di masse solari e una volta formati neanche la luce può sfuggire alla loro forza di gravità. Eppure, nonostante questa apparente incongruenza di fondo, per la scienza, fino ad ora, sembravano essere possibili.
Data l’equivalenza tra massa ed energia, alcuni fisici hanno infatti teorizzato che concentrando la luce a un livello sufficiente si potrebbero formare buchi neri fatti appunto di luce e non di materia. Gli è stato dato perfino un nome, dalla pronuncia non semplice: kugelblitz, un termine tedesco che significa letteralmente “fulmine globulare”, anche se non hanno nulla a che fare con l’enigmatico ed evanescente fenomeno dei fulmini globulari che sembra verificarsi nella nostra atmosfera e che da tempo sfugge alla comprensione della scienza.
Ma tornando a noi, qualcuno li aveva perfino avanzati per spiegare la materia oscura, altri ancora come possibile mezzo per realizzare wormhole e viaggiare così nel tempo. Purtroppo però il sogno di tanti che speravano un giorno di emulare le gesta di Marty McFly e del Dottor Brown è svanito qualche settimane fa, alla pubblicazione su Physical Review Letters di un articolo di Álvaro Álvarez-Domínguez dell’Università di Madrid e colleghi.
I ricercatori hanno infatti modellato questi strani oggetti e hanno verificato che quando la luce viene concentrata in una sfera di spazio, quest’ultimo crea coppie di particelle-antiparticelle, come teorizzato dalla fisica quantistica, drenando energia e impedendo di fatto la loro formazione, se non utilizzando laser di potenze letteralmente inconcepibili. Hanno infatti stimato che per sfere grandi come la nostra stella, l’energia richiesta da questo ipotetico laser dovrebbe essere qualcosa come 40 ordini di grandezza maggiore di quella del brillamento più intenso mai registrato nell’universo.
E così, anche questo bizzarro mezzo per cavalcare indietro il flusso del tempo è svanito…
Fonte: DOI: https://doi.org/10.1103/PhysRevLett.133.041401